gli spazi dell’archeologia. temi per il progetto urbanistico (2005) roma (officina edizioni)
tipo di incarico autore categoria pubblicazionicommittente _gruppo di lavoro francesco fazziostatus pubblicatotema archeologia e pianificazione urbanaIn un contesto come quello italiano una riflessione sul rapporto tra architettura, città e archeologia
rappresenta un momento spesso inevitabile in ogni tipo di percorso progettuale, di qualsiasi natura
e scala: dal progetto di architettura ai progetti urbani e ai piani urbanistici.
Un insieme di convinzioni consolidate influenza spesso il dibattito sui rapporti tra archeologia e piano urbanistico. Una in particolare: che le difficoltà di trattare il tema in termini urbanistici siano di natura procedurale, e derivino solo da un diffuso atteggiamento di chiusura degli enti di tutela nei confronti delle trasformazioni urbane. L’insidia annidata in convinzioni del genere deriva dalla loro parziale verità. Che sussistano difficoltà oggettive di dialogo tra diverse discipline, interessi legittimi ed istituzioni, è una constatazione incontestabile. Ma è proprio la frequente considerazione separata della tutela da un lato e della trasformazione urbana dall’altro ad essere tra le principali ragioni dei contrasti. Per questo è necessario riconoscere l’inadeguatezza di una visione monodisciplinare, e la natura culturale, prima ancora che tecnico-procedurale, dei limiti da superare. L’obiettivo delle diverse discipline non può che essere duplice: la valorizzazione delle tracce del passato e la qualificazione delle città. Dunque la necessità di riconsiderare i consueti modi di procedere mette in discussione le modalità correnti di concepire la tutela, ma anche le discipline progettuali ed in particolare l’urbanistica, rifiutando la contrazione delle possibilità di scelta ai due filoni di comportamento più diffusi, quelli della insensibile rimozione del tema o dell’abbandono del campo, per decenni l’unico riferimento nella definizione del rapporto tra archeologia e città.
Abbandonando l’idea che le trasformazioni dei contesti archeologici possano essere definite solamente in base a considerazioni disciplinari “interne” o come semplice dato di sfondo per dinamiche urbane ignare dei valori dei luoghi, non è possibile prescindere da una verifica mirata delle relazioni attuali e possibili dei resti con le differenti forme urbane contemporanee. Per questo è indispensabile individuare ambiti urbani distinti in base alla condizione dei resti e alle forme del contesto insediativo; i diversi “contesti archeologici urbani”. La loro identificazione può divenire la base per la definizione di temi, modelli di intervento e strumenti progettuali specifici, avviando una sperimentazione di nuove forme di costruzione dei progetti urbanistici.
Si delinea in sostanza un preciso programma di ricerca progettuale. Il punto di partenza è costituito dall’individuazione delle diverse situazioni, in base alle caratteristiche delle permanenze archeologiche, alla configurazione del contesto urbano, alle previsioni di piano. Nel loro insieme queste operazioni delineano le condizioni minime di un processo, interlocutorio e condiviso, per assumere le tracce del passato come elemento ordinatore delle trasformazioni urbane. Un progetto di conoscenza, quindi, da porre alla base del più generale progetto di città
Le parti del volume:
1. Archeologia e urbanistica nel processo di trasformazione delle città
2. Città e archeologia: una nuova lettura
3. CIttà archeologiche e piano urbanistico: alcuni esempi
4. Il caso di Roma come nodo critico
5. Ripartire dalla città. Gli spazi dell'archeologia nel progetto urbanistico
Appendice: le schede di analisi dei casi di studio (Napoli, Siracusa, Cesenza, Faenza, Forlì, Modena, Aquileia, Pozzuoli, Atene, Tarragona, Cordoba)
Allegati
A1. Eventi, progetti, scoperte: le discussioni su archeologia e città a Roma
A2. Registro degli articoli dei quotidiani riguardanti l'archeologia a Roma (1999-2001)
A3. Schede di analisi di alcune delle principali aree archeologiche di Roma
Un insieme di convinzioni consolidate influenza spesso il dibattito sui rapporti tra archeologia e piano urbanistico. Una in particolare: che le difficoltà di trattare il tema in termini urbanistici siano di natura procedurale, e derivino solo da un diffuso atteggiamento di chiusura degli enti di tutela nei confronti delle trasformazioni urbane. L’insidia annidata in convinzioni del genere deriva dalla loro parziale verità. Che sussistano difficoltà oggettive di dialogo tra diverse discipline, interessi legittimi ed istituzioni, è una constatazione incontestabile. Ma è proprio la frequente considerazione separata della tutela da un lato e della trasformazione urbana dall’altro ad essere tra le principali ragioni dei contrasti. Per questo è necessario riconoscere l’inadeguatezza di una visione monodisciplinare, e la natura culturale, prima ancora che tecnico-procedurale, dei limiti da superare. L’obiettivo delle diverse discipline non può che essere duplice: la valorizzazione delle tracce del passato e la qualificazione delle città. Dunque la necessità di riconsiderare i consueti modi di procedere mette in discussione le modalità correnti di concepire la tutela, ma anche le discipline progettuali ed in particolare l’urbanistica, rifiutando la contrazione delle possibilità di scelta ai due filoni di comportamento più diffusi, quelli della insensibile rimozione del tema o dell’abbandono del campo, per decenni l’unico riferimento nella definizione del rapporto tra archeologia e città.
Abbandonando l’idea che le trasformazioni dei contesti archeologici possano essere definite solamente in base a considerazioni disciplinari “interne” o come semplice dato di sfondo per dinamiche urbane ignare dei valori dei luoghi, non è possibile prescindere da una verifica mirata delle relazioni attuali e possibili dei resti con le differenti forme urbane contemporanee. Per questo è indispensabile individuare ambiti urbani distinti in base alla condizione dei resti e alle forme del contesto insediativo; i diversi “contesti archeologici urbani”. La loro identificazione può divenire la base per la definizione di temi, modelli di intervento e strumenti progettuali specifici, avviando una sperimentazione di nuove forme di costruzione dei progetti urbanistici.
Si delinea in sostanza un preciso programma di ricerca progettuale. Il punto di partenza è costituito dall’individuazione delle diverse situazioni, in base alle caratteristiche delle permanenze archeologiche, alla configurazione del contesto urbano, alle previsioni di piano. Nel loro insieme queste operazioni delineano le condizioni minime di un processo, interlocutorio e condiviso, per assumere le tracce del passato come elemento ordinatore delle trasformazioni urbane. Un progetto di conoscenza, quindi, da porre alla base del più generale progetto di città
Le parti del volume:
1. Archeologia e urbanistica nel processo di trasformazione delle città
2. Città e archeologia: una nuova lettura
3. CIttà archeologiche e piano urbanistico: alcuni esempi
4. Il caso di Roma come nodo critico
5. Ripartire dalla città. Gli spazi dell'archeologia nel progetto urbanistico
Appendice: le schede di analisi dei casi di studio (Napoli, Siracusa, Cesenza, Faenza, Forlì, Modena, Aquileia, Pozzuoli, Atene, Tarragona, Cordoba)
Allegati
A1. Eventi, progetti, scoperte: le discussioni su archeologia e città a Roma
A2. Registro degli articoli dei quotidiani riguardanti l'archeologia a Roma (1999-2001)
A3. Schede di analisi di alcune delle principali aree archeologiche di Roma